Le immagini di Claudio Tuti, realizzate nel suo girovagare per il mondo, colgono la realtà di un momento decisivo, sintetizzano un modo di riorganizzare la propria percezione visiva con straordinaria naturalezza rendendo l’apparecchio fotografico lo strumento dell’intuizione e della spontaneità.
In queste sue foto si evidenzia la semplicità d’espressione e l’estrema chiarezza compositiva, come nello scatto della bambina tibetana che di lato sorride al nonno o della giovane madre etiope, con il suo piccolo sulle spalle, che con la forza del suo sguardo magnetizza la nostra attenzione.
Non sono che due esempi, fra i tanti possibili, di scatti misurati e allo stesso tempo pregnanti capaci di sintetizzare il momento; Tuti lo fa quando coglie i due giovani in Namibia nell’atto di scrivere, lo fa quando coglie la valenza emblematica di alcuni “sguardi” ripresi in Etiopia.
Le sue immagini sembrano sostenere che sono le persone e le vite che incontriamo a rendere vitale, appassionante, e sempre nuovo il nostro cammino. Ci sono molti “modi” per incontrare persone, stringere mani, abbracciare e conoscere: la “fotografia” è uno di questi.
Osservando le immagini di Tuti ritorna alla mente una citazione usata in molte occasioni: “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Il nostro sguardo va direttamente agli occhi dei soggetti ritratti nel tentativo, forse, di scrutare la loro anima, di comprendere chi abbiamo di fronte e quali siano i loro pensieri e le loro intenzioni in quel preciso istante.
Gli sguardi ripresi da Tuti ci lasciano percepire, in maniera a volte misteriosa, verità che altrimenti il linguaggio umano non potrebbe comprendere.
Queste fotografie rappresentano il punto di vista di questo autore sul mondo, un mondo che coincide con quello del suo occhio educato dall’arte a scorgere l’armonia delle forme presenti nella realtà, dove la composizione si accompagna alla costante preoccupazione di una ripresa che non può che essere intuitiva, poiché sono delle prese di istanti fuggevoli che incatenano un colore che avrebbe voglia di esplodere e invadere l’obiettivo della Reflex che li ha fissati.
Come Ansel Adams sosteneva che “Ci sono due persone in ogni foto: il fotografo e l’osservatore”, così questa serie di atti intuitivi, che ben si rapportano con cautela con i soggetti ripresi al momento giusto, si tramutano in quell’istante visivo come una gioia fisica ed intellettuale sia per il fotografo sia per l’osservatore.
Giancarlo Torresani
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CLAUDIO TUTI - Biografia
Claudio Tuti nasce a Gemona del Friuli nel 1953.
Nei primi anni ’70 si accosta alla pittura, partecipa ad alcuni concorsi extempore e fa parte del gruppo di artisti gemonesi. Archiviata la parentesi pittorica, dopo gli eventi catastrofici sismici del 1976 che distrussero interi paesi, Claudio, per salvaguardare la memoria di quanto era rimasto della sua vecchia Gemona, inizia ad appassionarsi alla fotografia con sempre maggiore interesse.
Negli anni dell’immediato post-terremoto si costituisce il “Gruppo Fotografico Gemonese”, al quale Claudio subito si affianca e del quale tutt’ora fa parte: il gruppo gli fornisce lo stimolo e le occasioni per crescere tecnicamente, per trovare ogni volta quei momenti unici ed irripetibili da imprimere sulla carta, testimoni di un attimo. Vince molti concorsi, ma soprattutto guadagna la stima degli altri fotografi, per la qualità, la ricercatezza e la sensibilità sprigionate dalle sue opere.
In famiglia si apprezza molto la buona musica, passione che presto conquista anche Claudio. Per alcuni anni collabora con una compagnia di teatro: a lui è affidata la scelta dei brani musicali e dei suoni, un’esperienza che gli permetterà di affinare il magico connubio tra suono e immagine.
La pura fotografia, la singola immagine non bastano più a Claudio, che verso la fine degli anni ’90, scopre questo nuovo e affascinante mezzo di espressione: la multivisione.
L’ultima più recente evoluzione di Claudio Tuti, nella realizzazione dei suoi lavori multivisivi, è l’abbandono del formato classico di visione, cioè il formato fotografico, a favore di un formato panoramico (cinemascope), dove la maggior superficie pungola la sua creatività.
Claudio Tuti non è una persona che ama molto parlare di sé: una vita disciplinata, quasi rigorosa, la sua, senza mai alcun eccesso, se non la sua passione per la fotografia, l’unica chiave che apre la porta del suo cuore, spalancando le braccia ai ricordi, alle emozioni, alle paure, ai sogni, agli ideali. I suoi “quadri” multivisivi parlano per lui dei temi della vita, dell’amore, della libertà e della giustizia: i temi dei poeti e proprio di poesia dell’immagine si tratta.
Il fotografo gemonese è autore del volume fotografico “La mia Gemona”, che comprende 240 immagini impreziosite dai testi di Mauro Vale, dove regala scorci suggestivi e rappresentativi della sua città, nonché volti espressivi colti nell’attimo.
Oltre ad essere stato eletto “Autore dell’anno”, per la regione F.V.G. nel 2009, la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) gli ha conferito recentemente l’Onorificenza di AV-AFI “Artista Fotografo Italiano”, che viene concessa a chi ha dimostrato una particolare personalità, sotto il profilo artistico o di significato, con la propria produzione di audiovisivi.