Situato tra la Thailandia e la Cina, la Birmania (oggi Myanmar) è, in questi ultimi anni, uno dei paesi asiatici più visitati. Dopo decenni di autarchia, la Birmania ha recentemente aperto al turismo, mostrandosi come un paese naturalisticamente e culturalmente unico, abitato da una popolazione meravigliosa capace di fare sentire sempre a proprio agio senza avere la percezione di pericolo avvertita in un posto estraneo.
I birmani sono un popolo educato, disciplinato (tranne nella guida...), accogliente, rispettoso, di una spiritualità profonda, sincera, autentica.
Protagonisti e fautori di questa spiritualità sono i monaci, che raggiungono il numero di circa 500.000 e rappresentano un vero esercito a difesa della democrazia, in contrapposizione al regime militare.
Questi monaci, che ci appaiono affascinanti e misteriosi, sono esempio del buddismo reale che si può respirare in ogni momento della giornata e in ogni angolo del paese. La loro condizione fa sì che non possano possedere nulla per cui, di prima mattina, molto presto, nelle vie cittadine si incontrano frequentemente “processioni di monaci” che sfilano tra le case, nelle vie in mezzo al traffico per ricevere dai fedeli mestoli di riso, frutta ed, a volte, anche denaro. Alcuni sono giovanissimi, bambini di appena sei o sette anni e sono proprio i più piccoli a rendere più spontanea e allegra la loro presenza nelle strade, nei monasteri e nella comunità.
I monaci svolgono un ruolo fondamentale per i fedeli e per la comunità da cui ricevono gli aiuti per continuare nelle loro attività di preghiera e meditazione. Nel corso della giornata, la meditazione, la preghiera, la carità e lo studio si susseguono con una secolare regolarità e il tutto è avvolto da una atmosfera di serenità interiore ed esteriore e da un’ aria misteriosa.
È proprio questa evanescente atmosfera sacra di pace interiore che Lello Fargione ha voluto “fermare” nella presente raccolta fotografica.
Girovagando fra il sud e il nord del paese, un altro elemento caratterizzante che si nota è il lavoro, la fatica, l’ambiente insalubre in cui vive la popolazione ed, in particolare, le donne. Uno spaccato che si è imposto con tutta la drammaticità degli sguardi apparentemente impassibili di donne che paiono eterne figure di un mosaico esotico ed enigmatico. Spesso nell’ombra, come a sottolineare un ruolo oscuro ed immemore del passato, il gesto si ripete con l’automatismo forgiato nel travaglio di giorni che hanno consumato il volto e le membra.