
Paolo Pellegrin presenta “Antarctica” / con Andrea Holzherr e Alberto Prina

Via Armando Diaz, 27 - Trieste
domenica 31 Ottobre 2021
11.00
Nel novembre 2017, dopo tre decenni passati a raccontare drammi umani ed eventi storici mondiali, Paolo Pellegrin si è recato in uno dei luoghi più remoti della terra, l’Antartico, dove si è unito all’Operazione IceBridge, una spedizione della NASA per documentare l’impatto del cambiamento climatico, un soggetto di primaria importanza per il fotografo.
L’operazione della NASA, iniziata nel 2009, fa parte di una campagna di 11 anni per fornire una visione tridimensionale unica dell’Antartico e dell’Artico. Il viaggio di Paolo Pellegrin nel 2017 ha prodotto le prime immagini ravvicinate dell’enorme piattaforma di ghiaccio di Larsen C, che si staccò dalla penisola antartica nel luglio dello stesso anno e andò alla deriva nel mare di Weddell.
Anche se questo potrebbe essere un territorio sconosciuto per Paolo Pellegrin, non era così alieno come potrebbe sembrare. Pellegrin ha infatti trascorso gran parte della sua carriera coprendo eventi storici, molti dei quali trasmettono sofferenza e conflitto. L’Antartico è semplicemente un altro tipo di campo di battaglia; al posto di conflitti politici e combattimenti, gli iceberg si sciolgono e il livello del mare si alza. “Ho fotografato conflitti per molti anni; cose che l’uomo fa all’uomo. Sì, c’è la tragedia ma c’è anche una forma di resilienza, che può esprimersi in molti modi; in un atto di sopravvivenza, coraggio, onore o amore”, dice. “E si potrebbe dire che il riscaldamento antartico – su un altro ordine di grandezza e scala – è un altro conflitto. Qui l’uomo non è presente ma il cambiamento climatico è il risultato dell’attività umana e delle idee umane: una crescita infinita che non ha limiti”.
Documentare il paesaggio apparentemente infinito si è rivelato la sfida più grande di Paolo Pellegrin. “Uno dei problemi principali che ho riscontrato è stato come coinvolgere e rendere l’idea di scala”, afferma. “Ho preso la decisione formale nella maggior parte dei casi di eliminare l’orizzonte e guardare invece in basso per omettere intenzionalmente il riferimento di scala e in un certo senso sfidare ancora di più lo spettatore”.
“Poiché questo fenomeno avviene nel corso di decenni, forse secoli, è difficile per la fotografia rappresentarlo. Ho quindi scelto di catturare la fragile bellezza di un paesaggio straordinario che è straordinariamente in pericolo”. Questa combinazione di bellezza astratta e distruzione imminente eleva il lavoro di Paolo Pellegrin a qualcosa di più di semplici documenti visivi.
Le fotografie del vasto paesaggio bianco dell’Antartico con i suoi modelli ghiacciati di crepe, dune di neve e trame innevate senza una linea dell’orizzonte richiamano alla mente l’astrazione nell’arte moderna. Le immagini monocrome, quasi astratte, ricordano alcuni dipinti del periodo minimalista, in particolare del pittore Robert Ryman, le tele tagliate dell’artista italiano Lucio Fontana o della calligrafia giapponese.
Paolo Pellegrin è nato a Roma nel 1964. Prima di studiare fotografia all’Istituto Italiano di Fotografia, ha studiato architettura all’Università la Sapienza. Tra il 1991 e il 2001 Pellegrin è stato rappresentato dall’Agence VU di Parigi.
Nel 2001 è diventato un candidato per l’agenzia Magnum Photos, di cui diventa membro a pieno titolo nel 2005. È stato fotografo a contratto per Newsweek per dieci anni.
Pellegrin ha vinto numerosi premi, inclusi undici premi World Press Photo e numerosi premi POY, una Leica Medal of Excellence, un Olivier Rebbot Award, l’Hansel-Meith Preis, il Dr. Erich Salomon Award e la Robert Capa Gold Medal Award. Nel 2006 gli è stato assegnato il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography.
In trent’anni di lavoro si è concentrato sui temi legati alla condizione umana, dalle guerre agli effetti del cambiamento climatico globale, cercando di essere un testimone per i nostri tempi.
Vive a Londra.
Tra i suoi libri: include Alps – Aosta Valley (Forte di Bard editore, Italy, 2019); Paolo Pellegrin, curato da Germano Celant (Silvana Editoriale, Italy, 2018), Terre Spezzate (Contrasto, Italy, 2016); 100 Photos of Paolo Pellegrin for Press Freedom (Reporters Sans Frontières, France, 2013); Paolo Pellegrin (Kunstfoyer der Versicherungskammer Bayern, Germany, 2012); Dies Irae (Contrasto, Italy, 2011); Photo Poche (Actes Sud, France, 2010); As I Was Dying (Actes Sud, France, 2007); Double Blind (Trolley, UK, 2007); Kosovo 1999-2000: The Flight of Reason (Trolley, UK, 2002); L’au-delà est là (Le Point du Jour, France, 2001); Cambogia (Federico Motta Editore, Italy, 1998), Bambini (Sinnos, Italy, 1997).