Presentazione mostra “This is not Korea” di Alain Schroeder
Riva Tre Novembre / Angolo Via Mazzini - Trieste
domenica 25 Ottobre 2020
11.45
Il Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste, in collaborazione con l’Associazione dotART, per il terzo anno consecutivo, propone una serie di esposizioni/occasioni volte a indagare l’interazione tra la fotografia contemporanea e i luoghi museali in occasione del settimo Trieste Photo Days – Festival di Fotografia Urbana.
Domenica 25 ottobre alle ore 11.30, presso la Sala Xenia, avrà luogo l’inaugurazione della mostra “This is not Korea”. Immagini delle Coree negli scatti di Alain Schroeder alla presenza dell’autore, dell’Assessore Giorgio Rossi e della direttrice del Servizio Musei e Biblioteche Laura Carlini Fanfogna. L’esposizione rimarrà aperta al Civico Museo d’Arte Orientale, in via S. Sebastiano 1, fino al 6 gennaio 2021 con i seguenti orari: da giovedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 17.00.
La mostra è stata ideata e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte, con la direzione di Laura Carlini Fanfogna, direttrice del Servizio Musei e Biblioteche, a cura di Michela Messina, conservatore del Civico Museo Orientale e Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca e della Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte.
Protagonista dell’esposizione fotografica è la Corea, paese altrimenti quasi completamente assente dalle pur ricche collezioni dei Civici Musei di Storia ed Arte. Due xilografie, opera del notissimo artista Katsushika Hokusai selezionate da Michela Messina, conservatore del Civico Museo Orientale unitamente a due testimonianze fotografiche sulla Corea custodite in Fototeca, individuate da Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, dialogano con le foto contemporanee scattate in Corea da Alain Schroeder, suggerite dall’art director del Festival, Angelo Cucchetto, e dal presidente dell’Associazione, Stefano Ambroset.
Le due opere di Hokusai raffigurano entrambe il corteo di un’ambasceria coreana in transito ai piedi del monte Fuji e pertengono a ehon (libri illustrati).
I membri dei cortei che formavano le ambascerie in visita agli shōgun Tokugawa erano gli unici stranieri che i Giapponesi del periodo Edo potessero incontrare durante il sakoku, la chiusura del paese all’esterno. Queste imponenti processioni, formate da centinaia di persone, vestite splendidamente e accompagnate da bande musicali, suscitavano l’entusiasmo del pubblico e l’attenzione degli artisti.
La stampa più antica, un foglio sciolto estrapolato da un volume, viene per la prima volta esposta al pubblico con la sua corretta assegnazione al grande maestro giapponese, grazie allo studio di Stefano Turina, dottorando di ricerca in arte giapponese. L’altra incisione è compresa nel volume III del notissimo libro illustrato Fugaku Hyakkei (Le cento vedute del monte Fuji).
La fotografia più antica è una carte de visite (6×10 cm) realizzata da Wilhelm Burger <1844-1920> e fa parte del fondo donato al Comune da Maria Piacere nel 1940. Il fotografo viennese partecipa in veste di fotografo ufficiale, nel 1868, a una spedizione diplomatico commerciale che gli consente di visitare il Siam, la Cina e il Giappone. Il positivo immortala un coreano seminudo: si tratta di un tipico esempio di ritratto etnografico che ha larga diffusione negli album ottocenteschi, un genere che contribuisce alla diffusione della moda dell’esotismo e che consente di conoscere l’altro, il diverso. La seconda testimonianza è una cartolina, realizzata dall’editore nipponico Kamigataya Heiwadō, probabilmente tra il 1905 e il 1907, quando la Corea era un protettorato giapponese. La foto ritrae la strada principale della città di Chemulpo, oggi Incheon, in Corea del Sud, durante i festeggiamenti per la fine della guerra russo giapponese.
Nell’occasione del Trieste Photo Days, edizione 2020, il fotografo Alain Schroeder, già premio URBAN 2019, offre l’opportunità di posare lo sguardo su questa regione dell’Asia attraverso tre storie. La divisione politica che caratterizza la Corea dal 1945 è restituita anche nell’allestimento proposto: a ogni stanza corrisponde una nazione e il muro divisorio rievoca quella linea di confine che coincide con il 38° parallelo.
La prima stanza è dedicata alla Corea del Nord, uno degli stati più secretati al mondo. Le foto scattate a Pyongyang sono state realizzate il 9 settembre 2018, in occasione del settantesimo anniversario della creazione della Repubblica Democratica Popolare di Corea, evento eccezionalmente accessibile sia alla stampa che ai turisti.
Il fotografo sceglie di recarsi in Corea per realizzare un progetto dedicato all’arte marziale coreana Taekwondo (che significa “la via del pugno e del calcio in volo”), creata nel 1955 dal generale Choi Hong-hi. Durante la permanenza a Pyongyang il fotografo ha potuto effettuare diversi scatti della città del dittatore Kim Jong-un. Si tratta di una preziosa documentazione fotografica che però, come sottolinea egli stesso, non restituisce fedelmente il paese ma è condizionata dai meccanismi manipolatori dell’informazione di regime, visto che il servizio è stato effettuato sotto il rigido controllo censorio di due guide ufficiali che hanno indicato cosa guardare e cosa fotografare.
This is not Korea sottolinea il fotografo, ma il servizio, seguendo gli stilemi comunicativi del regime, ha il merito di restituirci la prodigiosa macchina organizzativa creata per la costruzione del consenso che, in questo caso, è per una volta desideroso di travalicare i confini nazionali.
La Corea del Sud è descritta attraverso una serie di ritratti femminili scattati presso l’isola di Jeju. Qui la pesca a immersione è praticata dalle donne Haenyeo che si tuffano senza bombole nelle acque gelide a caccia dei preziosi awabi (abaloni o orecchie di mare): frutti di mare in via di estinzione sempre più richiesti anche dagli chef stellati occidentali.
I ritratti monocromatici, perlopiù frontali, descrivono mature sommozzatrici avvolte in tute di gomma, protette da vecchi occhiali, fasciate in vita da una cintura di pesi di piombo e armate di bitchang, il gancio utilizzato per estrarre l’abalone.
La presenza delle donne pescatrici è diffusa anche nel vicino Giappone. Il fascino da esse esercitato ha costituito sia una ricercata fonte iconografica per le espressioni artistiche giapponesi, come testimoniato dalla stampa di inizio ‘800 di Utagawa Kuninao conservata presso il Civico Museo d’Arte Orientale raffigurante una Pescatrice di awabi – anch’essa posta in dialogo con le fotografie in mostra -, sia una costante attrattiva per gli Occidentali, infatti nel 1954 anche Fosco Maraini fotografa le pescatrici giapponesi Ama dell’isola di Hèkura (Hegurajima), descrivendole nel noto volume “Ore giapponesi”, di cui viene esposta la prima edizione.
Al contrario, i ritratti di Schroeder si discostano dalla tradizione più antica dell’Ukiyo-e che descrive pescatrici giovani, sensuali e flessuose e dalle foto di Maraini.
Il fotografo belga restituisce esclusivamente i volti segnati delle donne mature che, nonostante l’età, le mille rughe, si ergono in un tempo sospeso, maestose, elegantissime e ancora capaci di stupirci, persino di sedurci.
Un senso di mistero e di distanza pervade la fotografia del belga Schroeder, confermando la profonda influenza subita dal surrealismo di Magritte.
Alain Schroeder è un fotoreporter belga, nato nel 1955. Ha scoperto la fotografia giovanissimo attraverso le riviste di settore quali Photo e Zoom. Il suo lavoro è una mescolanza di fotogiornalismo, documentarismo contemporaneo, influenzato dal surrealismo, in particolare di Magritte e Delvaux.
Da oltre tre decenni lavora nel campo della fotografia, prima come fotografo sportivo nei campi del Roland Garros, Wimbledon, US Open, successivamente si è dedicato ai libri di viaggio, arte e architettura. Ha curato oltre trenta volumi dedicati a Cina, Iran, il Rinascimento, Roma antica, Giardini d’Europa, Thailandia, Toscana, Creta, Vietnam, Budapest, Venezia, Abbazie d’Europa, i siti naturali d’Europa, ecc. Ha pubblicato le sue foto in prestigiose riviste quali il National Geographic, Geo, Paris Match. Ha vinto numerosi premi internazionali tra cui un premio Nikon Japan per la serie Who Will Save the Rohingya, il premio TPOTY (fotografo di viaggio dell’anno) per due serie: Living for Death e Kushti, World Press Photo 1st Prize Sport Stories per la serie Kid Jockeys. Ha partecipato a numerose mostre in tutto il mondo. Ha fondato nel 1989 Reporters, una nota agenzia fotografica in Belgio. A Parigi è rappresentato dall’agenzia fotografica HEMIS.
Si ricorda che, per consentire il rispetto delle norme di distanziamento stabilite in materia di contenimento del contagio da Coronavirus, l’ingresso all’Auditorium del Museo Revoltella è libero fino ad esaurimento posti, in numero di 50, e l’accesso del pubblico al Civico Museo d’Arte Orientale è contingentato.
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