Un’immersione nel reportage sociale del fotografo siciliano Francesco Faraci
“Quindi la vostra preparazione deve cominciare in mezzo agli uomini vivi. La vostra prima scuola sia il posto di lavoro, la casa, il quartiere. Sia la strada, la metropolitana e il negozio. Tutti gli esseri umani li dovete osservare in questi luoghi, gli estranei come se fossero conoscenti, ma i conoscenti come fossero estranei”
Discorso agli attori-operai danesi sull’arte dell’osservazione - Bertolt Brecht
La fotografia di per sè non ha alcun significato, è, al contrario, una infinita moltitudine di segni linguistici che, attraverso l’atto del fotografare, permette di superare i “classici” problemi della tecnica e della perfezione dell’inquadratura e fa giungere al primo grande fondamento: LO SGUARDO.
Non importa quale macchina fotografica usiamo e con quale focale, ciò che veramente importa nella fotografia è la capacità di “sentire” gli odori, i suoni e gli umori del territorio che solchiamo, qualunque esso sia.
Lo sguardo ha bisogno di essere nutrito
Lo sguardo va sensibilizzato
Lo sguardo va disintossicato
Lo sguardo deve essere riconosciuto e coltivato quotidianamente
Il fotografo difficilmente è obiettivo poiché la sua forma mentis fotografica è diretta conseguenza della sua alimentazione. Essa ha origine dalle sensazioni stimolate dalla letteratura, dalla musica, al territorio in cui viviamo e alla sua storia, alle idee e persino alle utopie.
Immaginiamo dunque di avere fra le mani della dinamite e non abbiamo i mezzi per farla detonare. Alimentando, attraverso una serie di esercizi atti a stimolare il gesto, la capacità di immedesimazione e, appunto, di immaginazione, giorno dopo giorno avremo fra le mani un calore tale da permettere allo scatto e alla nostra idea di fotografia di venir fuori per istinto, grazie a quell’impulso primordiale che permette al fotografo di immedesimarsi talmente tanto nella scena da essere invisibile in un gioco costante fra il “dentro” e il “ fuori”, sempre ricordando che l’unico merito che ha il fotografo non risiede tanto nel gesto in sè, quanto nella capacità di aver RICONOSCIUTO. Gli obiettivi che si propone questo intervento sono quelli di imparare a riconoscere, nel mare magnum dell’esistenza, all’interno del suo caos, tutti quei momenti che rispondono a ciò che vogliamo dire perché lanciare un messaggio, sfruttando la potenza e l’esplosività delle immagini, oggi è quanto mai necessario.