Laura Zalenga non ci mostra il mondo solo attraverso i suoi occhi ma anche attraverso il suo corpo. Ci accompagna nel suo viaggio, in luoghi magnifici e in siti che potrebbero essere proprio dietro l'angolo e che vengono facilmente trascurati. Pareti della camera da letto, siti fluviali paradisiaci, parcheggi, passeggiate nella foresta... La osserviamo senza fare differenza tra la bellezza ovvia e quella che richiede sforzo per essere vista. La guardiamo ritrarre la lotta umana conflittuale per forgiare un'identità unica e allo stesso tempo adattarsi alle norme sociali.
Zalenga si riferisce alle immagini come a "non-miei-autoritratti", anche se sono state scattate da lei stessa, da se stessa. Ma vede la persona in ogni fotografia come un protagonista anonimo. Uno che si qualifica per il lavoro solo essendo sempre disponibile, andando oltre la propria zona di comfort e non avendo bisogno di una sola parola di spiegazione del concetto, sentimento o posa, perché è già radicato nella sua mente. Attingendo dal suo background in architettura, l'artista ha sviluppato un linguaggio visivo lucido, che non richiede un volume eccessivo per trasmettere storie ed emozioni. Usando il proprio corpo, ottiene completa libertà creativa e controllo su ogni aspetto. Le permette di esplorare la sua connessione con il mondo in intima solitudine e le permette di condividere la bellezza, le lotte o le questioni sociali. La sua potente vulnerabilità ci invita a guardare con qualcosa di più dei nostri occhi.