
Presentazione progetto editoriale “Pleasure Island” di Federico Arcangeli

Via Gioacchino Rossini, 4 - Trieste
sabato 26 Ottobre 2019
15.15 - 16.00
Presentazione progetto editoriale Pleasure Island di Federico Arcangeli, in dialogo con Enrico Scaglia
Rimini è una piccola città sul mare Adriatico situata sulla costa est Italiana.
Rinomata località turistica, è da sempre considerata la capitale della vita notturna e delle discoteche. Con i suoi 150.000 abitanti residenti, in estate si trasforma in una piccola metropoli capace di ospitare più di 2.500.000 di persone.
E’ stata musa ispiratrice di grandi artisti che la descrissero attraverso i propri occhi, come il fotografo nativo del posto Marco Pesaresi ed i suoi scatti in bianco e nero, od il grande regista Federico Fellini, grazie al quale ,negli anni ’70, la rese famosa in tutto il mondo con il suo film Amarcord (io mi ricordo). Una pellicola che racconta la vita degli abitanti di una Rimini onirica, continuamente sospesa tra i sogni dell’infanzia e i turbamenti dell’adolescenza.
Fu negli anni ’80 che le discoteche ed i locali vissero il loro periodo d’oro, le grandi affluenze , i vip e l’ostentazione del lusso sfrenato, sfociando poi negli anni ’90 dove il lusso e le severe selezioni all’ingresso lasciarono il posto alla sperimentazione, gli after, ed alla ricerca musicale.
Nonostante i tempi siano cambiati e molti locali storici siano ormai irrimediabilmente chiusi , Rimini sa ancora incantare quel popolo della notte che tanto brama la trasgressione.
Questo progetto di Federico Arcangeli, prende vita un po’ per caso. Nato inizialmente più come diario fotografico delle serate passate in discoteca tra amici, diventa uno spaccato di un’era non molto lontana dai fasti di un tempo.
Attraverso la sua lente e le sue immagini, ci trasporta in quei locali, attraverso quell’atmosfera sognante che solo “la riviera” (la costa della Romagna) sa offrire. Grazie ai suoi scatti rincontriamo i personaggi felliniani, in situazioni grottesche e divertenti, troviamo coppie che ballano e si stringono, in rituali amorosi che durano il tempo di una notte svanendo all’alba, ed eterni giovani, che come in una piccola isola che non c’è, non invecchiano mai.
Il quadro che viene dipinto della città è quello di un paese dei balocchi, sexy, seducente ed affascinante, dove lasciarsi tentare.
“L’Isola del piacere” mi ha riportato, gioco forza, al mio libro “Il distretto del piacere” pubblicato vent’anni fa, sul finire del secolo. Quel breve testo aveva come oggetto di studio la cosiddetta nuova “fabbrica” territoriale del divertimento che aveva in Rimini lo snodo pioneristico di rete. Ponevo al centro della riflessione la “nuda vita” intesa come propensione nascente a quotare sul mercato emozioni, stili di vita e corpi, mediata dalle professioni creative della nuova economia del piacere, il cui intento era portare nuovi soggetti dentro alla società dello spettacolo. Nasceva un nuovo modo di comunicare, di pensare, di desiderare, poi esploso e amplificato con l’avvento dei media digitali.
Come allora, il reportage di Federico Arcangeli va dentro queste categorie indirizzando lo sguardo dentro la rappresentazione dei corpi.
Mentre con “Il distretto del Piacere” facevo il flaneur per indagare il nuovo sistema produttivo del divertimentificio e i nuovi mercanti dei desideri, che peraltro ci accompagnano fino ad oggi, “L’isola del Piacere” gronda di nuda vita e di divertimento come dimensione privilegiata della vita, e induce il pensiero sul grande tema della società di oggi.
Ecco perché vedo una continuità di riferimenti sociali tra i due libri. Benché affrontati con due linguaggi diversi e complementari, nel passare dal distretto all’isola del piacere, entrambi pongono al centro della rappresentazione la figura chiave del “consumattore”, che interpreta sé stesso all’interno di un immaginario ispirato da stili di vita desideranti, trasformati in merce.
“L’isola del piacere” li rappresenta nelle sue molteplicità anagrafiche, di rituali e di tendenze. Le immagini raccontano di una nuova diversificazione della composizione sociale della filiera delle emozioni e del desiderio.
Sarebbe auspicabile, a mio parere, che la fotografia, per l’universalità del suo lessico, diventasse sempre più campo di ricerca e punto di vista sui processi reali di cambiamento. In questo senso, ad esempio, mi viene da pensare all’altra faccia dell’isola posta al centro del Mediterraneo, quella che, come in una città di Calvino, si rovescia nella nuda vita dei corpi che cerca di sopravvivere alla ricerca di un altrove migliore approdando sulle coste dell’isola del piacere. Altra grande questione di oggi. Mi chiedo, infine, come possa reggere una società in cui le rappresentazioni più spettacolarizzate sono queste due drammatiche polarità compresenti e abissalmente lontane.
Aldo Bonomi,
sociologo e docente
fondatore di AASTER,
consorzio di ricerca socio-economica
Osservatore delle forme territoriali
del capitalismo contemporaneo
Autore del Distretto del Piacere, 2000
edito Bollati Boringheri