Progetto vincitore del TPD Porfolio 2019.
Thank God for my life è la storia di semplici ragazze africane che hanno l’ambizione di trasferirsi e sistemarsi in Europa, lontano da conflitti e carestie. Le tre ragazze presenti in questo reportage sono Zara, Fortuna e Joy, originarie di Benin City, il principale snodo di traffico umano dell’Africa.
Sono giunte in Italia con la speranza di una vita migliore, anche se questo significa lavorare come prostitute giorno e notte, con il freddo atroce, la pioggia o la febbre. L’unica cosa che conta è restare più tempo possibile in strada per cercare di estinguere il grosso debito contratto per arrivare qui.
La sola via per raggiungere l’Europa, infatti, per una ragazza nigeriana, è affidarsi completamente agli sfruttatori di esseri umani, i quali gestiscono un business di proporzioni immense trasportando e schiavizzando donne, spesso anche minorenni. E’ una vera e propria prassi d’immigrazione, un po’ come chiedere la carta verde per lavorare negli USA.
Il percorso che dall’Africa subsahariana porta in Europa è decisamente insanguinato, diventando una vera e propria tratta di esseri umani. Zara, Joy e Fortuna, nonostante la loro esistenza fosse piegata alla logica della mercificazione del corpo lungo i marciapiedi e alla mercificazione dell’anima all’interno delle chiese pentecostali, sempre più presenti e invadenti nelle vite delle prostitute nigeriane, hanno avuto fede nella vita, nella propria vita e nei propri sogni.
Con grande forza fisica e spirituale sono riuscite a superare l’inferno della strada, trovando alternative e vie di fuga che normalmente sono loro nascoste.
Carlo Barberio è nato a Torre del Greco, dopo il diploma si trasferisce a Roma, dove si laurea al DAMS di Roma Tre. Dopo un breve periodo di lavoro come articolista e fotografo presso alcune testate online, inizia il suo percorso fotografico. “A gadjo”, il suo primo reportage realizzato, è stato pubblicato sulla rivista Image Mag. Attualmente è in fase di lavorazione “Thank God for my life”, reportage sulla tratta delle ragazze nigeriane e sul loro sfruttamento nelle zone tra Castel Volturno e Napoli. Il reportage è entrato a far parte del progetto editoriale “Immigrantopolis” e nel 2019 è stato premiato come miglior portfolio a Trieste durante la sesta edizione del TriestePhotoDays.